Fumata  nera, nella regione Lazio, per il contratto regionale sui permessi per  il diritto allo studio (150 ore) del personale della scuola . 
Le  trattative si sono interrotte per le divergenze insorte tra la parte  sindacale e quella pubblica circa l’uso delle 150 ore, dopo che  un’intesa era stata raggiunta sulle modalità di calcolo della quota di  permessi concedibili e sulla sostituzione del personale, da effettuarsi  sulla base delle regole vigenti in materia di supplenze degli operatori  della scuola. 
Il  disaccordo, dimostratosi insormontabile, si è incentrato sulla  possibilità di utilizzare una quota delle ore di permesso ai fini della  preparazione degli esami, superando la rigida destinazione dei permessi  stessi alla frequenza dei corsi di studio per i quali vengono concessi.  Tale possibilità era prevista dal vecchio contratto, giunto alla  scadenza quadriennale, ed è contemplata altresì in diversi contratti  regionali (Piemonte, Lombardia, Campania) sottoscritti anche dopo la  contraddittoria circolare dell’ex Ministro Brunetta , la numero 12 del  2011, alla quale l’Ufficio Scolastico Regionale ha inteso uniformare la  propria condotta. 
A  giudizio della CISL Scuola, la scelta operata dall’Amministrazione  Regionale è errata nel metodo, in quanto la circolare Brunetta non è in  sé una fonte di diritto la cui forza coercitiva sia tale da imporsi alla  volontà contrattuale delle amministrazioni pubbliche, ed è errata nel  merito , in quanto si colloca nella scia della complessiva  incomprensione delle necessità della scuola che caratterizza  l’Amministrazione Pubblica, incapace di concedere al personale  scolastico, e in particolare ai docenti, le agevolazioni che sono  ovunque connesse all’insegnamento, dalla detrazione dal reddito delle  spese sostenute per l’aggiornamento, all’ingresso agevolato almeno nei  musei pubblici. Con la stessa logica, si nega ora la possibilità di un  uso flessibile di un monte ore che, comunque, l’Amministrazione dovrà concedere, anche in assenza del contratto regionale, in quanto  prevista da normative di rango nazionale. È appena il caso di aggiungere  che il personale della scuola utilizza spesso le 150 ore per procedere,  a proprie spese, a quell’attività di aggiornamento e formazione alla  quale il Ministero dell’Istruzione dedica sempre meno risorse.
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