intervento segretario regionale su tuttoscuola

Con il suo dossier “Sei idee per rilanciare la Scuola”, Tuttoscuola ha dato prova, una volta di più, della sua capacità di affrontare il merito delle questioni che agitano le nostre strutture educative. Senza dubbio, un’operazione coraggiosa, perché quando si va al cuore dei problemi, raccogliendo la sfida di indicare soluzioni, o, almeno, ipotesi di lavoro, qualcuno si scontenta sempre.

Peraltro, alcune delle indicazioni fornite della rivista meriterebbero il conforto di una più stingente verifica con la realtà effettuale. È sempre vero che il “capitale sociale” costituito dagli edifici e dalle strutture scolastiche è sottoutilizzato dal punto di vista degli orari e dei periodi di funzionamento? In realtà, specie nelle grandi città, spesso le scuole, anche avvalendosi dell’apporto di strutture esterne, offrono servizi aggiuntivi, che vanno dal “campus estivo” all’accoglienza pre o post scolastica, fino all’integrazione con l’educazione non formale, costituita dai corsi di preparazione per l’acquisizione di qualifiche esterne, dalla patente europea per il computer alle certificazioni linguistiche.

Ma quante sono le scuole che hanno sviluppato queste piste di lavoro? Dove sono collocate nel Paese? Quanto le strutture amministrative (MIUR, Uffici Scolastici) incoraggiano un uso intensivo di questo capitale sociale? Come hanno inciso i tagli del personale, visto che, qualche volta, è persino difficile assicurare, per mancanza di collaboratori scolastici, la normale apertura di qualche plesso, figuriamoci l’orario aggiuntivo?   Su tutto ciò mancano un’analisi sistematica, nonché chiare indicazioni alle strutture scolastiche, la cui capacità di iniziativa risulta, così, fortemente legata alle pressioni del territorio o all’occasionale sensibilità e disponibilità di docenti e dirigenti.

Tuttoscuola affronta, poi, anche la cruciale questione della valorizzazione del lavoro docente. Interessante l’affermazione di principio seconda la quale occorre abbandonare “l’inafferrabile idea” che si possa differenziare la carriera dei docenti, a parità di funzioni, sulla base della valutazione del merito individuale e la conseguente conclusione che il merito va oggettivato in termini di crediti formativi e professionali. Purtroppo, la formazione e l’aggiornamento  del personale della scuola (tutto: dirigenti, docenti e personale ATA) hanno registrato  una diminuzione costante delle risorse investite e da ciò dipende il venir meno della sistematicità dell’azione, non certo dal mutamento della qualificazione giuridica dell’aggiornamento da dovere a diritto. Così come, per inciso, il carosello dei docenti nelle scuole (altra questione alla quale si fa riferimento nel dossier) non è il risultato del capriccio della categoria, ma dell’alto tasso di precariato presente negli organici, che non consente la permanenza di un consistente numero di docenti sui posti occupati di anno in anno.

Giusto il richiamo della rivista alla necessità di individuazione “chirurgica” degli sprechi e delle diseconomie. Da anni il sindacato rivendica questa impostazione, contro la logica dei tagli “massivi”, ossia lineari, adottati dalla politica, essenzialmente per incapacità di scendere nel concreto delle questioni.

Qualche altra indicazione che emerge qua e là dal dossier meriterebbe ancora qualche precisazione. Ferie lunghe dei docenti: è vero per tutti, anche per chi è impegnato in esami estivi ? Sono un privilegio che fa parte di uno scambio indecente tra basso salario e bassa produttività o una apparenza che consegue alla mancanza di strutture idonee nelle scuole, come, ad esempio, un ufficio individuale per ciascun docente, dove si possa svolgere, anche d’estate, il lavoro che si fa invece a casa propria e con i propri strumenti (postazioni informatiche, libri, ecc.)? Insomma, i problemi sono sempre più complicati di come appaiono a prima vista, ma riconosciamo alla rivista il coraggio di averli affrontati.

*Segretario regionale Cisl-scuola  Lazio