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PROF E STUDENTI CONTRO IL PIANO DEL GOVERNO

Fonte: Repubblica.it

 

 



Contrari a anno scolastico di 230 giorni e all'innalzamento delle ore di lavoro "a costo zero". E i corsi di recupero affidati ai docenti di ruolo "porterebbero al licenziamento di 120 mila supplenti"

 

Rabbia dei sindacati della scuola sulla proposta del governo di aumentare, a stipendio bloccato, l’orario di lavoro degli insegnanti. E anche gli studenti bacchettano il ministro Stefania Giannini e il suo sottosegretario Roberto Reggi. Secondo quanto riportato oggi da Repubblica il Patto sulla scuola, che sarebbe in dirittura d’arrivo e a breve dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri, prevede l’innalzamento delle ore di lavoro – da 18 a 36, come tutti gli altri dipendenti pubblici – e premi a chi lavora di più con incarichi di responsabilità aggiuntivi, oltre l’orario di cattedra. Inoltre, il governo si propone di aprire le scuole fino alle 22 e assegnare le supplenze – fino a 6 ore settimanali – ai docenti di ruolo.

E per assicurare corsi di recupero o altre attività, sempre a costo zero per l’amministrazione, ci si avvia verso un anno scolastico di 230 giorni e non di 208/210 come è accaduto finora. Ma le idee del ministro vengono bocciate dai rappresentanti dei lavoratori e dagli stessi studenti. “I docenti italiani – dice Rino Di Meglio della Gilda degli insegnanti – lavorano quanto i loro colleghi europei e in alcuni casi anche di più, basta considerare che le ore di insegnamento sono di 60 minuti e non di 45 o 50 come in altri Paesi Ue. Non è possibile annunciare una riforma di questa portata partendo da dati falsi”, continua Di meglio.

“E se il ministero intende 'spremere' ulteriormente gli insegnanti, sulle cui spalle gravano incombenze burocratiche che nulla hanno a che vedere con la professione docente, noi ci opporremo fermamente – conclude – invitando tutta la categoria a scendere in piazza”. Per la Flc Cgil, le anticipazioni sul Patto che starebbe per uscire dal primo Cantiere-scuola voluto dal premier Matteo Renzi, non sono altro che “pratiche vecchissime”. “Legge delega al posto del contratto,  lavoro gratis,  raddoppio delle ore per i docenti  e licenziamento dei precari. Non è cosi che si cambia verso al diritto allo studio”, commenta Mimmo Pantaleo.

“Se questi sono gli esiti di uno dei cantieri aperti dal governo Renzi sulla scuola – spiega Pantaleo – siamo ben lontani da cambiare verso alla scuola pubblica. Piuttosto è la solita pratica dei tagli lineari con la vecchia richiesta, di stampo montiano, far lavorare gratuitamente i docenti dopo 7 anni di blocco dei contratti e licenziare i precari”. In effetti, l’idea di affidare ai docenti di ruolo le supplenze si tramuterebbe nel licenziamento, dall’oggi al domani, di 120mila supplenti. E come potrebbero accettare gli stessi maestri e prof di ruolo l’incremento dell’orario con lo stesso stipendio, eroso da sette anni di inflazione?

“Bel modo – conclude la Cgil – per motivare e incentivare al lavoro. Manca una qualsiasi idea sul modello di scuola pubblica che si propone per garantire a tutti il diritto ad una istruzione di qualità”.

Anche gli studenti bocciano le esternazioni esplorative di Reggi. “Il governa pensa solo a tagliare senza un’idea di scuola”, è il commento lapidario dell’unione degli studenti. “Siamo in un paese – dichiara Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Uds – in cui la retorica del docente fannullone prevale sulla necessità di migliorare la didattica. Non si mettono al centro la scuola gli studenti, non c'è un progetto di lungo periodo per la scuola italiana, ma solo la volontà di rispondere con slogan che rispondono unicamente alla volontà di continuare a tagliare indiscriminatamente i costi”.

“Se il governo vuole affrontare seriamente argomenti così delicati c’è un solo strumento: il contratto di lavoro. Altrimenti si rischia di banalizzare importanti questioni a cui sono legati gli apprendimenti degli studenti, il riconoscimento del lavoro dei docenti e il ruolo della scuola nel sistema paese”, commenta a caldo Francesco Scrima della Cisl scuola. Che entra nel merito di tutte le anticipazioni sul Piano-scuola invitando il governo a non lasciarsi andare a derive “demagogiche” “che faranno la fine di tutte le altre consultazioni online viste finora”.

"Non ci si può credere, è impensabile che il governo stia lavorando per predisporre un cambiamento di questo tipo: “aumento di orario di lavoro per tutti a parità di stipendio e aumento per pochi individuato dai dirigenti scolastici”. A esprimere incredulità è Massimo Di menna, della Uil scuola. "Nel chiuso delle stanze di Viale Trastevere si utilizzi il tempo come meglio si crede,  ma il governo, che ha puntato sull’importante lavoro che gli insegnanti svolgono nel nostro paese, deve smentire e chiarire come intende procedere". La sede della Uil scuola è stata letteralmente presa d'assalto da messaggi e mail di protesta giunte dopo le anticipazioni del sottosegretario Reggi. "Gli insegnanti non possono essere trattati come sudditi", sbotta Di Menna.

Anche l'Anief "respinge con forza la proposta che vorrebbe portare tutti gli insegnanti a 36 ore a scuola, spazzare via quasi mezzo milione di supplenti che hanno appena rinnovato le graduatorie d'Istituto e ridurre di un anno le superiori. Nel computo il ministero dimentica il lavoro oscuro dei nostri docenti: colloqui con i genitori, riunioni con i colleghi, compilazione dei registri, stesura di relazioni e programmazioni e progetti, preparazione delle lezioni, correzioni dei compiti degli alunni", dice Marcello Pacifico.

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