I  sindacati rappresentativi della scuola hanno depositato in questi  giorni al TAR del Lazio il ricorso che impugna il decreto ministeriale  n. 308 del 15 maggio, con il quale la Ministra Giannini ha modificato i  punteggi attribuiti alle abilitazioni nella tabella di valutazione dei  titoli ai fini del rinnovo delle graduatorie di istituto. 
 
FlcCgil,  Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda, avevano invano espresso  dissenso alla Ministra per un provvedimento che modifica le tabelle  vigenti dal 2007, tabelle adottate  attraverso un regolamento, cioè un atto normativo complesso, sottoposto  ai pareri del Consiglio di Stato e delle commissioni parlamentari. 
 
La  stessa procedura, a nostro avviso, si sarebbe dovuta seguire anche in  questa occasione, in cui invece si sono introdotte novità rilevanti,  come la supervalutazioni per alcune abilitazioni, attraverso un semplice  decreto ministeriale, definito fuori da ogni confronto. A  ciò si aggiunge la mancanza del prescritto parere del CNPI, a causa  della “vacanza” determinatasi per il rifiuto dell’ex Ministro Profumo di  prorogarne la permanenza in carica, da cui si è originato un vuoto  evidenziato in più occasioni dagli stessi organi di controllo. 
 
Le  regole per la composizione delle graduatorie costituiscono un tema  estremamente delicato e interessano un settore, il precariato, già  troppo segnato dal proliferare di tensioni e contenzioso: i criteri e le  regole che presiedono alle assunzioni a tempo determinato non possono  quindi essere gestite con leggerezza, senza alcun confronto e con  provvedimenti amministrativi viziati sotto il profilo della legittimità. 
 
Lo  “stile” con cui la Ministra Giannini e i partiti al governo si sono  mossi non appare consono alla delicatezza e fragilità di equilibri di  cui occorre tener conto per governare in modo sostenibile il sistema  delle graduatorie, fatalmente esposto al rischio della conflittualità  permanente fra interessi contrapposti. Per questo gli interventi in  materia hanno sempre richiesto grande attenzione, notevole impegno,  scrupolosa considerazione di tutti i profili di legittimità. Anche  l’ampiezza del confronto si è rivelata fattore essenziale per la qualità  delle scelte compiute. 
 
In  questa circostanza si è deciso di agire diversamente, con esiti che per  la loro intrinseca debolezza e gli evidenti limiti non lasciano  alternativa se non quella, inevitabile, di un’impugnativa di fronte al  giudice amministrativo. 
 
Non  c’è dubbio che qualora perdurasse un simile atteggiamento di arrogante  chiusura al dialogo, si aprirebbero scenari inquietanti anche su altri  versanti, a partire da quello dei progetti di innovazione affidati oggi  ai cantieri insediati al MIUR, cantieri che non vorremmo corressero il  rischio di costruire i loro edifici sulla sabbia. 
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